Focus Primavera. Oggi presentiamo Susanna Belletti, allenatrice della nostra Primavera.
- Conosciamoci meglio. Appassionata di calcio da sempre, raggiungi risultati importanti da atleta inizialmente con un’altra disciplina. Raccontaci di più.
Fin da piccola ho praticato karate ma ho sempre avuto la passione per il calcio. Andavo in giardino o all’oratorio per giocare con i miei amici o con chi avesse il coraggio di far giocare una femmina con loro. Solo a 12 anni sono riuscita ad ottenere la possibilità di giocare in una squadra vera, con divisa, scarpe con i tacchetti, allenamenti, arbitro. Era la squadra dell’oratorio eppure a me sembrava di essere riuscita a conquistare la Nazionale. Ho giocato a calcio pochi anni, perchè nel frattempo la mia carriera nel karate iniziava a prendere forma. A 15 anni andavo ai raduni con la nazionale, gareggiavo in giro per l’Italia e gli impegni iniziavano a farsi più seri. Così ho scelto, con non poca difficoltà, di continuare nel karate con la speranza che un giorno avrei potuto ricominciare a giocare a calcio, o che comunque sarei riuscita a giocarci ogni tanto nel tempo libero. Ho praticato karate per 19 anni, formandomi come persona, come atleta e come tecnico. Ho raggiunto traguardi importanti, ho girato il mondo e nel frattempo, grazie anche alla laurea in Scienze motorie, ho iniziato ad allenare ragazzi e atleti. Con la fine dell’Università ho abbandonato il karate proprio nel pieno della mia carriera e forse con la sorpresa di molti in quel mondo, ma avevo capito che era il momento di nuove esperienze, nuove opportunità mi si stavano prospettando e io avevo chiaro che avrei portato tutta la mia esperienza del karate in qualsiasi ambiente avrei sposato, qualsiasi cosa avrei deciso di fare dopo.
- Dopo l’esperienza nel karate come cambia la tua visione e come rientri nel mondo del calcio?
Durante gli ultimi anni della mia carriera stavo finendo l’Università e ho avuto la grande fortuna di avere a che fare con professori di altissimo livello. Ho studiato con figure professionali sportive di svariate discipline, tra le quali ovviamente anche il calcio. Studiando ho ritrovato una passione che mi mancava da tempo e lentamente mi sono accorta che stavo covando il desiderio di ricalcare il campo da calcio. Non mi sono mai pentita di aver scelto il karate invece del calcio: il karate mi ha offerto tantissime esperienze uniche ma questo ha richiesto un prezzo molto alto perchè la vita dell’atleta non è vita facile. Con la fine del mio percorso di studi universitari ho quindi appeso kimono e cintura al chiodo, e ho ripreso in mano gli scarpini con la stessa felicità ed emozione di quelle prime volte in cui giocavo all’oratorio.
- Terminata l’avventura sul campo ne intraprendi una nuova in panchina. Che tipo di allenatrice ti definiresti?
In realtà mentre giocavo in questi ultimi anni ho sempre allenato. Sono partita con il fare da preparatrice fisica alla Juniores della stessa società, dopodichè ho conseguito i patentini necessari per diventare Allenatore e così ho allenato nel settore giovanile. Allenare e contemporaneamente giocare per me è sempre stato fondamentale perchè mi permetteva di osservare e vivere il calcio dal campo e non solo dalla panchina, mi faceva provare le stesse emozioni che provavano le mie giocatrici, le difficoltà, le preoccupazioni, e poi il campo mi ha regalato tante gioie personali che chiaramente mi hanno sempre fatto piacere. Anche se quest’anno tutto questo non è possibile, credo che uno dei miei punti di forza sia proprio la vicinanza con il campo. Le giocatrici che alleno sanno bene che fino a qualche mese fa anche io giocavo come loro, hanno fiducia nel fatto che capisco cosa mi stanno dicendo, che posso comprendere i loro dubbi e che stiamo condividendo tutto. In più, il fatto che sono di una generazione vicina alla loro penso che ci aiuti ulteriormente. Sono certamente un’allenatrice giovane, cosa che mi permette di essere aggiornata e di dialogare con le ragazze con più facilità, ma sono anche consapevole che devo formarmi e imparare ancora tanto.
- La nostra formazione Primavera è la tua prima grande esperienza da allenatrice. Come la stai vivendo?
L’esperienza alla Primavera del Pavia Academy si sta rivelando molto più emozionante di quello che immaginavo. Sono grata alla Società per avermi dato questa opportunità e sto cercando di far tornare loro tutta la professionalità di cui dispongo. Lo Staff è di alto livello e il lavoro riesce ad essere così condiviso e suddiviso per permettere a tutti di lavorare nel migliore dei modi. La squadra ha qualità importanti sia dal punto di vista tecnico che soprattutto caratteriale: le ragazze sono affiatate e hanno dimostrato dal primo allenamento fatto ad agosto di voler mettere anima e corpo in questo progetto. A loro chiediamo molto, gli allenamenti sono intensi fisicamente e mentalmente, proprio perchè reputiamo che siano in grado di giocare un calcio di alto livello. Dopo le prime partite abbiamo notato dei miglioramenti individuali e collettivi davvero importanti che ci fanno capire di essere sulla strada giusta. L’augurio è di costruire qualcosa di saldo che negli inevitabili momenti di difficoltà che ci sono durante una stagione riesca a reggere l’urto e a fortificarsi, sia per il gruppo che per le singole giocatrici.
- Parlaci di questo gruppo. Quali sono le caratteristiche principali e che Campionato può fare in questo anno di Primavera 2?
La rosa è ampia ed eterogenea. Di questo siamo molto contenti perchè ragazze con caratteristiche diverse si stimolano a migliorare a vicenda nelle rispettive aree da potenziare. Alcune ragazze vantano un passato in squadre importanti e questo ci assicura uno zoccolo duro che dà sicurezza al nostro gioco. Tuttavia anche chi proviene da realtà meno conosciute non si sta dimostrando inferiore anzi si sta mostrando coraggiosa e ricettiva, i due pilastri per ottenere una giocatrice di livello. La cosa che ci sta facendo andare avanti con convinzione è vedere come le ragazze stiano seguendo il percorso intrapreso dallo Staff e dalla Società. In campo stiamo dando filo da torcere agli attacchi avversari, con un reparto difensivo che non si arrende mai e combatte su ogni pallone. In questo momento abbiamo più difficoltà a segnare, complici anche gli infortuni nel reparto di attacco, ma stiamo cercando di dare alle ragazze più strumenti possibili per rendersi pericolose e loro stanno cercando di apprendere con concentrazione e determinazione. Il Campionato sarà combattutissimo, con poche partite tutte determinanti. Come si è visto dalle partite giocate fino a questo momento, dovremo sempre lottare per conquistare il pallone e dominare il gioco perchè non ci sono squadre di livello inferiore alla media, e di certo non ci sono squadre che si arrenderanno facilmente. Sarà stimolante, sono curiosa di vedere a fine anno quali miglioramenti le nostre giocatrici avranno raggiunto e quali soddisfazioni si saranno conquistate.